#petaloso

Questo libro mi è piaciuto tanto. Perché anche una sola persona, con l’aiuto della fantasia, è in grado di cambiare le cose. Da un’idea ne possono nascere altre mille! (Laura, 1H, gruppo “I Fuoriclasse”)

Drilla

Drilla di Andrew Clements è un libro che parla a noi lettori, insegnandoci delle cose divertendoci. Protagonista del libro è una parola, una parola tutta nuova, inventata di punto in bianco da un ragazzino di quinta elementare. La storia di questa parola ci aiuta a capire come funziona il mondo delle parole e a cosa esse servono veramente.

Protagonista del libro è Nick Allen un bambino molto sveglio, forse troppo. Fa lavorare il cervello, nessuno si stupisce più di tanto quando decide che la penna non si dice più penna: da oggi in poi si dirà drilla. Mrs. Granger la maestra, che ha la passione ed il gusto delle parole, non può incoraggiare il piccolo colpo di stato. Deve imporre la sua autorità. Ma drilla è una parola che piace e presto tutti la usano, in tutte le classi, in tutte le scuole del paesino. L’illustratore del libro è quel gran genio di Brian Selznick, l’autore di La straordinaria invenzione di Hugo Cabret e de La Stanza delle meraviglie.

A partire dal 16 febbraio il libro è stato protagonista, nell’inconsapevolezza dei più, di una vera e propria gara di condivisione su Facebook e sui principali social network. All’origine della gara a base di ashtag #petaloso è quanto accaduto qualche settimana fa quando, un bambino di terza elementare, Matteo, alunno della maestra Margherita Aurora, nella scuola Marchesi di Copparo in provincia di Ferrara. Durante un lavoro sugli aggettivi, il bambino aveva definito un fiore “petaloso”. La parola, ovviamente inventata dal bambino, segnata come errore, era comunque piaciuta alla maestra tanto da convincersi ad inviarla all’Accademia della Crusca per una valutazione. La risposta d’ Accademia, molto garbata, è arrivata attorno a metà febbraio consigliando, fra l’altro, la lettura del libro di Clements.

La lettera dell'accademia della crusca che fa entrare la parola petaloso nel suo vocabolario

In conclusione teniamo conto che le parole ci aiutano a pensare. Chi sa usare bene il linguaggio, ragiona meglio. Più parole si conoscono, più i pensieri si fanno chiari e precisi; le parole ci aiutano a sognare. Non si può avere molta fantasia, se si usano le solite quattro parole in croce; le parole convincono. Quelli che sanno tante parole, sono più interessanti da ascoltare e sanno convincere gli altri a seguire le loro idee e a fare le cose che propongono; le parole arricchiscono.

Ora però, salviamo il bambino petaloso dalla sovraesposizione mediatica. Matteo ha pieno diritto di vivere la sua infanzia, fatta di anche di parole sciocche, di infantili invenzioni, di insulsaggini, di piccole innocenti baggianate. Ora egli è considerato un oracolo. La parolina che l’ha posto al centro della attenzione social-nazionale è diventata la formula magica, l’esorcismo, il mantra da cui ognuno si aspetta saggezza e salvezza. Egli non ha colpa… E’ solo un bambino, che ha fatto un errore di grammatica.

Una replica a “#petaloso”

  1. “Salviamo il bambino petaloso!” Tutte le persona di buona volontà facciano loro questa battaglia civile. Il povero bambino petaloso ha pieno diritto di vivere la sua infanzia, fatta di anche di parole sciocche, di infantili invenzioni, di insulsaggini, di piccole innocenti baggianate. Ora egli è considerato un petaloso oracolo. La parolina che lo pose al centro dell’ attenzione nazionale è diventata la panacea ad ogni male, la soluzione ad ogni dilemma, la formula magica, l’ esorcismo, il mantra da cui ognuno si aspetta saggezza e salvezza. Egli non ha colpa…E’ solo un bambino, abbiate pietà!!! SALVIAMO IL BAMBINO PETALOSO PRIMA CHE POSSA SFIORIRE PER TROPPA ESPOSIZIONE ALLA LUCE MEDIATICA.

    Di Gianluca Nicoletti

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