Qualunquismo e italianità. Checco Zalone imita Alberto Sordi?

quo vado

Checco dalla Puglia al Grande Nord, e poi in Africa, Quo Vado? conferma uno stile elementare, una comicità semplice ed efficace che, dal basso e con un qualunquismo neanche tanto nascosto, mira a colpire senza troppe intenzioni un po’ in alto, ma sicuramente verso il basso. Una comicità di grande accessibilità, vagamente infantile. La vasta e negativa eredità dell’immaginario e del linguaggio televisivo degli ultimi trent’anni colpisce ancora. Candido ma non ingenuo, leggero, magari demenziale ma non cretino, Zalone come Alberto Sordi lavora con semplificazioni quasi fotografiche. Egli cattura, ritrae e riproduce l’italiano oramai più immaginario che reale dei nostri giorni, i suoi tanti vizi e le sue presunte poche virtù. Lo sfotte, lo prende in giro, mentre lo avverte in maniera politicamente scorretta di quello che potrà avvenire dello stato sociale nel prossimo futuro. Un futuro già attuale, i tagliatori di teste alla Sonia Bergamasco sono in azione da anni nel privato e prossimamente nel pubblico.

A parziale scarico di tanto qualunquismo il piccolo borghese a sbafo zaloniano, messo a confronto con orizzonti più ampi di quelli del suo ufficio di provincia, è capace di allargare le proprie vedute, di accettare famiglie allargate, di abbandonare retoriche maschiliste, perfino di imparare a non saltare le code o non suonare il clacson al semaforo, ma in fondo è solo una parentesi e sempre di qualunquismo (stavolta sinistrorso) si tratta. Infatti basta colpirlo nel profondo del suo essere, basta che casualmente veda Al Bano e Romina nuovamente assieme sul palco di Sanremo (ovvero l’immaginario berlusconiano più becero) per rischiare di perdere tutto quanto riconquistato a fatica e tornare sui suoi passi. Qualcosa dentro di lui pare cambiato, ma molto rimarrà per sempre immutato.

Un buon film comico nella tradizione vagamente destrorsa di Luca Medici, in arte Checco Zalone. L’attore originario di Capurso, in provincia di Bari, non lesina la sua pugliesità (belli i cammei di Lino Banfi e Maurizio Micheli). Negli ultimi anni Zalone, con i suoi tre precedenti film, ha risollevato le sorti del cinema italiano sbancando il boxoffice. Il primo film, Cado dalle nubi (2009) incassò 14 milioni di euro, Che bella giornata(2011) oltre 43 milioni e il terzo, Sole a Catinelle, è stato il film italiano con il maggiore incasso nella storia del nostro Paese con più di otto milioni di biglietti venduti, pari a 52 milioni di euro.

Comunque c’è qualcosa, nell’incipit africano di Quo Vado?, che ci fa pensare a Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? di sordiana memoria. Si ride, si si ride, ma con un retrogusto amaro che il finale positivo all’americana non addolcisce.

 

5 risposte a “Qualunquismo e italianità. Checco Zalone imita Alberto Sordi?”

  1. Buongiorno, pensa davvero che questo sia un film, o un genere, di sordiana memoria? Chiedo perché, anche nel film che ha citato in ultimo, Sordi non era mai da solo unica stella del set; proprio in Riusciranno i nostri eroi ecc., compare (quasi a cammeo) Nino Manfredi che certo attore minore non è ma, per tutto il film Sordi è seguito da uno dei più noti attori del firmamento francese Bernard Blier.
    Crede che Zalone, pur con comparsate di Banfi e company che, come dice lei e ammettono tranquillamente sia loro che la loro storia, di provenienza destrorso-berlusconiana, riescono a farsi passare per un film del livello Sordi / Tognazzi / Gassman / Manfredi eccetera?

    • Bene, Alberto Sordi è certamente di livello più elevato di Checco Zalone, ma non era certamente alieno al qualunquismo, non solo perché ben rappresentava l’italiano medio che qualunquista è, ma anche per le posizioni politiche destrorse che comunque il grande artista incarnava. La mia è una scelta di campo, non una negazione dell’arte.

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